Pippo Gennuso, al secolo Giuseppe da Rosolini, è il “potente” deputato regionale eletto per la quarta volta fra gli scranni di Palazzo dei Normanni (sede del Parlamento regionale).
E già nel corso delle ultime elezioni regionali, uno dei nomi che più insistentemente circolava fra i cosiddetti “impresentabili” era proprio quello del deputato di Rosolini.
La Sicilia (LEGGI) in un articolo mai smentito dall’interessato, affermava che “Giuseppe Gennuso (Autonomisti e popolari) fosse «indagato per truffa aggravata, adulterazione delle acque e frode nell’esercizio del commercio».
La Repubblica (LEGGI) si spingeva oltre ed affermava che Gennuso fosse “rinviato a giudizio per una vicenda dei tempi in cui guidava il consorzio idrico Granelli”.
GENNUSO VITTIMA DI TRIGILA?
Quando ancora Giuseppe Gennuso non era “entrato” in politica, siamo a metà degli anni ’90, lo stesso fu protagonista di una vicenda complessa, risolta poi con lo status di “vittima di estorsione”.
Giuseppe Gennuso, però, denunciò solo in un secondo momento, ovvero quando fu chiamato come “persona informata sui fatti” dal sostituto di Siracusa, all’epoca la dottoressa Pietroiusti.
La vicenda non fu convergente con le dichiarazioni di un collaboratore di Giustizia, Giuseppe Campo che affermava come Gennuso all’epoca fosse “socio di Antonino Trigila detto Pinuccio”. Va precisato che queste dichiarazioni non trovarono mai sviluppo processuale e che il deputato sentito al telefono ha commentato “Sapevo di queste dichiarazioni, ma la questione si è risolta con una intercettazione fortuita durante il processo. Io ho sempre denunciato”.
LA “MINI” TORNATA ELETTORALE
5 ottobre del 2014, avviene ciò che in nessun altro Stato al mondo sarebbe potuto accadere: si rivota per le elezioni regionali in 9 sezioni elettorali fra Pachino e Rosolini.
La vicenda è nota ai più (LEGGI), elezioni “replay” che richiamarono alle urne anche i morti, “tanto – rispondeva il funzionario della regione – mica possono venire a votare”.
Fatto sta che le elezioni “suppletive” ci furono davvero ed adesso, da quella tornata elettorale, i “morti” potrebbero condannare qualcuno – questa volta per mano della Giustizia – se avesse “pressato troppo” – per usare un eufemismo – per la ripetizione del voto.
E molti protagonisti della vicenda (giudiziaria) sulle elezioni bis nel siracusano, si accavallano con quelli del “Sistema Siracusa” e quindi con i 15 arrestati (LEGGI).
Due su tutti sono Piero Amara e Giuseppe Calafiore, avvocati arrestati pochi giorni fa dalla Finanza, e che il deputato regionale Gennuso ammette di conoscere da tempo.
“Calafiore è mio amico da anni. Amara – spiega Gennuso – lo sentivo per motivi di lavoro”.
Tornando alle intercettazioni.
“Minchia ‘mpari, ma quindi, ma quindi sei in mezzo la merda…” se la ride l’avvocato Giuseppe Calafiore e la risposta di Pippo Gennuso
“io ammazzo a qualcuno, ma poi io ti ammazzo a qualcuno, mi hanno fottuto la legislatura dal primo momento, dal primo momento”.
E sempre di “fottere”, ma i soldi, parla Vinciullo (deputato del Pdl), quando afferma di avere saputo da una persona vicina a Gennuso che «gli hanno fottuto i soldi, i giudici. Questo scherzetto gli è costato 200 mila euro».
Lo “scherzetto” è proprio la ripetizione delle elezioni. E le accuse mosse dal Giudice delle Indagini Preliminari di Palermo, Roberto Riggio, che invece di archiviare il caso, decise di continuare ad indagare, su Gennuso ovviamente ma anche su Raffaele De Lipsis, il presidente del Cga oggi in pensione, e sotto inchiesta per il caso Morace.
Per il gip, va iscritto per corruzione elettorale e rivelazione di segreto d’ufficio, in quanto De Lipsis presiedeva il collegio che nel 2014 accolse il ricorso dell’onorevole Giuseppe Gennuso: fu invalidato il voto in alcune sezioni elettorali di Rosolini e Pachino dove sarebbero sparite alcune schede.
Il Gip affermò che:
“Emergono condotte e situazioni dalle quali si evince ictu oculi un’attività dell’onorevole Giuseppe Gennuso diretta a influenzare l’esito del giudizio presso il Consiglio di giustizia amministrativa”.
Ed insieme a Gennuso ci sono i figli Luigi e Riccardo, ma anche l’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo e l’ex ministro, Saverio Romano.
La “rabbia” di Gennuso è quella che stupisce di più, viste le comunicazioni fra il deputato “trombato” (e poi recuperato) e l’avvocato Calafiore:
“Questa telenovela napoletana x quanto deve continuare ancora. E’ un anno che mi dici le stesse cose, 20 gg fa mi aveva detto cose diverse”.
L’avvocato Calafiore ribatte: “Senti il problema l’avete creato voi. E non c’è nessuna telefonata (“telenovela” – n.d.r.) napoletana.”
La risposta di Calafiore irrita ulteriormente Gennuso che, a discapito della prudenza in quanto rende esplicito il fatto di essersi recato a Roma per quattro settimane consecutive, sempre per la questione del ricorso.
E’ chiaro – per i carabinieri dell’Arma – il riferimento alla pubblicazione della sentenza benché lui non completi la parola “pubblicata”:
“A roma ci sono stato x 4 settimane consecutive. E tutte le volte mi dice martedì sarà pub”.
La risposta di Calafiore è piccata:
“E poi te la posso dire una cosa : ti fai film inutili nel cervello.” “E te lo dico sinceramente. Non solo hai capre accanto che ti pa” “io no scienziati, ma per giunta ti incazzi. Evita. E’ con loro che” ti devi incazzare non con me. In ogni caso. Non c’è alcun problema e non hai alcuna necessità di farti film. Io oggi sono a sr. O pa” “ssi più tardi o aspetti che ti chiamo per vedersi in serata”.
Ma a sistemare la faccenda, ricostruisce il gip, ci avrebbe pensato il solito Avvocato Amara.
Il 4 febbraio 2014 Gennuso dice a Enzo Medica (suo collaboratore, fra gli indagati) che “quello” (verosimilmente Amara) gli aveva mandato un messaggio che “è tutto a posto”».
Lo stesso giorno Gennuso riceve una telefonata da Romano: «Ho notizie da Piero Amara… Quindi so che le cose vanno bene!.,.», lo rassicura l’ex ministro.
La stessa sera viene accertato un incontro fra uno dei figli del politico, Riccardo Gennuso, e l’avv. Amara al ristorante “Tullio” di Roma.
Le mazzette ci sono o no?
E’ su questo che si stanno concentrando le nuove indagini.
Nelle precedenti indagini dei carabinieri i soldi sarebbero diventati – con linguaggio criptico ed in codice – “papaya”, “un frutto di cui il Gennuso fa largamente uso”. Ma per gli inquirenti non si tratterebbe del “frutto” ma di soldi, proprio per le innumerevoli raccomandazioni che Pippo Gennuso fa a suo figlio nel trasporto della “papaya”.
Oltre alla papaya, altra parola in codice sarebbero le “buste”.
Infatti, la sera del 12.02.2014, Pippo Gennuso fa ulteriori raccomandazioni affinché il figlio Riccardo adotti le dovute precauzioni lungo il viaggio, nascondendo bene quello che deve trasportare, riponendolo in “diverse buste”. Si comprende chiaramente, quindi, che non può trattarsi del frutto di cui si è parlato innanzi.
Pippo Gennuso continua dicendo:
“… non metterli tutti in un posto. Li metti una davanti, una dietro… una nella borsa… In quattro o cinque cosi… sacchetti diversi…”.
Pippo Gennuso è talmente preoccupato che chiede di essere avvisato da suo figlio non appena si metterà in viaggio.
Prima di chiudere la conversazione, Pippo Gennuso raccomanda ancora di nascondere bene quello che Riccardo deve trasportare, dicendogli:
“… “scippa” il sedile… li metti anche un po’ sotto al sedile di dietro… … … cartoni non ne portare! Mettili tutti nei sacchetti…”
Gennuso era talmente preoccupato da richiamare il figlio Riccardo altre quattro volte, facendo sempre le stesse domande.
I RAPPORTI CON IL BOSS
Di rapporti fra Pippo Gennuso ed il boss Angelo Monaco si parla nell’operazione che porterà in galera lo stesso Monaco, “Piazza Pulita” (LEGGI).
Angelo Monaco, più volte condannato anche per mafia, estorsioni e già reggente in libertà del clan Trigila, è stato per anni il consuocero del capomafia Pinuccio Trigila.
Il boss Angelo Monaco (secondo quanto raccolto da Finanza e Polizia) per cercare di agevolare i pagamenti che ritardano relativamente alla ditta che gestisce la nettezza urbana con gli enti locali, si offre di “cercare una mediazione con l’onorevole Gennuso Giuseppe” con il quale Monaco “sarebbe disposto ad andare a parlare facendo intendere che ‘molte persone sono lì grazie a segnalazioni politiche’. Tanto è vero che Monaco vorrebbe dire a Gennuso “visto che i cristiani sono tuoi…”.
E Gennuso non smentisce i contatti ma dichiara “di non averlo mai incontrato”.
LE ELEZIONI REGIONALI
Il vantaggio di Facebook è che, sul noto social network, si possono vedere frequentazioni, foto e rapporti particolari.
Così, mentre Christian Crapula, il figlio del capomafia di Avola Michele, nel corso delle ultime elezioni amministrative minacciò tutti i suoi concittadini di votare il “suo” candidato Salvatore Guastella (LEGGI ARTICOLO), nel corso delle elezioni regionali del 5 dicembre 2017, è un altro “caro” amico di familiari del capomafia Michele Crapula ad esporsi e fare campagna elettorale pubblicamente per Giuseppe Gennuso.
Parliamo di Massimo Rubino, appassionato di bici e legato a doppio filo con Francesco (detto Ciccio) Giamblanco (genero di Michele Crapula) e con la moglie, Desirèe (figlia di Michele).
Infinite sono le foto su Facebook fra Ciccio Giamblanco e Massimo Rubino, fra cene, passeggiate in bicicletta, gare.
Anche noi, in passato, ci siamo occupati di Massimo Rubino pubblicando diverse sue foto con Ciccio Giamblanco, Cristian Crapula ed altri (LEGGI).
Ed è proprio Massimo Rubino – come si diceva – ad esporsi, in prima persona, per la campagna elettorale dell’onorevole Gennuso, con tanto di pubblicazioni di foto, che a contarle sfiorano le decine, nel solo ultimo periodo di campagna elettorale.
Abbiamo chiesto all’onorevole Gennuso come mai frequentasse Rubino, se lo conosceva e perché accettasse la sua campagna elettorale.
“Rubino me lo presentò Giuseppe Casella una volta e poi l’ho visto in altre occasioni di campagna elettorale. Abbiamo fatto – spiega Gennuso – due incontri con mangiate di pizza, so che ha fatto campagna elettorale per me. Io so sempre le persone con cui mi incontro, anche Rubino me l’ha presentato Casella. So che Rubino rappresentava il gruppo di ciclisti di Avola”. Fra cui, appunto, il genero del capomafia, Ciccio Giamblanco.
Non sta a noi comprendere quali rapporti intercorrano fra Rubino – e quindi i Crapula – e l’onorevole Giuseppe Gennuso, oltre alle dichiarazioni che lo stesso ci ha fatto, ma ci sono dei dati di fatto che sono incontrovertibili, come il legame di Rubino con i Crapula e la campagna elettorale che lo stesso ha fatto per il deputato di Rosolini.
D’altronde, lo stesso Gennuso ammette che Rubino rappresentava, ad esempio, i ciclisti, quindi anche Ciccio Giamblanco ed a giudicare dalle foto pubbliche gli incontri elettorali per il candidato “Giuseppe Gennuso”, che hanno visto la presenza di Massimo Rubino, sono più di due.
E certamente rimane il detto “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei…”.
Ed adesso un altro pezzo della famiglia Gennuso scende in campo: la nuora, Daniela Armenia, candidata per le elezioni politiche ed è lo stesso Gennuso ad ammettere “mi ha cercato Salvatore Guastella di Avola, per appoggiare mia nuora alle politiche ma per adesso non l’ho voluto incontrare…”. Si, il Salvatore Guastella che venne eletto con i voti (e le minacce) di Christian Crapula.
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