Riflettere e ribellarsi, sì, ma non al compagno boss! Ed intanto, con un’associazione, prende soldi pubblici.
“Io invito la popolazione a riflettere, io invito la popolazione a non farsi coinvolgere da una borsa di spesa, da un buono di benzina. Da questo territorio dovrebbero uscire dei consiglieri comunali che, una volta saliti – perché ce ne sono ragazzi -, una volta arrivati in comune, là possano battere i pugni sul tavolo e dire ‘ma cavolo io sono qua e rappresento la Mazzarrona’”.
A parlare, in diversi video pubblicati su Facebook ed interviste (GUARDA), è Rosanna Ramondetta, compagna del boss Concetto Garofalo (detto Cuncittazzo), affiliato al clan Bottaro-Attanasio.
Cuncittazzo Garofalo è stato arrestato per mafia, estorsione ed è stato condannato ad otto anni fino a tornare in galera pochi mesi fa, dopo il caso del concerto neomelodico (LEGGI) con tante canzoni inneggianti a mafia e rapinatori nel campetto annesso a una parrocchia di Siracusa, quella di Borgo Minniti. Cuncittazzo è stato considerato come il (presunto) reggente del clan siracusano.


La signora Rosanna Ramondetta, oltre ad essere la compagna di Cuncittazzo, è cognata di Gaetano Garofalo anche lui in galera.
Il territorio che la signora rappresenta come “abbandonato” nelle sue denunce pubbliche è esattamente quello di “competenza” del marito-boss. E, se è vero che le organizzazioni criminali mafiose si concentrano soprattutto sul controllo del territorio e sul “pubblico apprezzamento” sociale, oltre che sull’induzione all’omertà, l’interessamento della compagna del capomafia sul proprio territorio è preoccupante. E’ la stessa compagna di Cuncittazzo Garofalo a sostenere, nei fatti, che le istituzioni latitano e che la sua cooperativa risolve i problemi (“Qui gli autobus non passano” e “accompagno io i vecchietti, quando mi chiamano sono a disposizione”).
Tutto legittimo, per carità. La signora – va precisato – non è indagata ad oggi per nessun reato. Sarebbe lecito, però, aspettarsi che, a tanta animosità sociale, corrisponda una condanna per quanto commesso dal compagno, che da arresti e sentenze emerge certamente non come uno “stinco di santo”. Anzi, non soltanto non arrivano condanne al comportamento del suo partner, ma se si va a spulciare nel suo profilo si trovano messaggi che inneggiano al compagno e critiche all’operato della magistratura. Poi l’invito alla ribellione, la condivisione di foto di Falcone e Borsellino (pace all’anima loro, mai come in questo caso!). Le vorremmo chiedere, la ribellione anche dalla mafia della quale farebbe parte il suo compagno Cuncittazzo?
E, tanto per gradire, dal suo profilo Facebook si può notare come la stessa signora si faccia portavoce delle istanze e dei problemi del marito in cella, con tanto di foto con la radicale Rita Bernardini fuori dal carcere.
L’assurdo, inoltre, sta nelle altre parole della Ramondetta, quando spiega di essere “presidente di una cooperativa accreditata a Palermo” e che lavora con la Regione. Una cooperativa sociale, “Palmares”.
La cooperativa della quale è presidente (“Palmares”, appunto) è realmente accreditata alla Regione e prende soldi pubblici. Si, purtroppo, perchè va sottolineato che, per l’accreditamento alla Regione, non serve il certificato penale ma soltanto un’autocertificazione. Un problema che andrebbe risolto.
Così come va risolto il problema della doppia moralità: la mafia fa schifo sempre, anche quando a farne parte è il proprio compagno. Speriamo lo capisca anche la diretta interessata…
The post La compagna del boss di Siracusa invita a ribellarsi… ma non al marito. E intanto prende soldi pubblici appeared first on .: La Spia :. contro ogni forma di mafia.